martedì 16 giugno 2009

Domani l'intervento chirurgico a mani e piedi

Salve a tutti, dopo un paio di settimane di silenzio ci
risentiamo.
Vi comunico che domani Antonio e Roberto Pazzaglia subiranno
un intervento chirurgico - come da previsioni - per
rimuovere parte delle appendici di mani (Antonio) e piedi
(Roberto) danneggiate irreparabilmente dai congelamenti.
Dico finalmente, come mi ha detto Antonio, perchè le punte
congelate delle tre dita della mano sinistra gli hanno
provocato un grande dolore in questi giorni, ma bisognava
finire la cura in camera iperbarica per effettuare
l'intervento presso l'ospedale di San Marino.
Come vi dicevo ad Antonio verrà rimossa parte della
falange di mignolo, anulare e medio della mano sinistra,
mentre al fratello Roberto verranno spuntate alcune dita dei
piedi. Anche questo contribuisce a far parte del prezzo
pagato per un impresa come quella dei fratelli Pazzaglia.

In bocca al lupo!

giovedì 4 giugno 2009

Comunicato del Segretario di Stato per lo Sport

Riporto di seguito il comunicato del Segretario di Stato per lo Sport Fabio Berardi.

Grazie all’impresa dei fratelli Pazzaglia, la bandiera del Paese più piccolo del mondo ha sventolato sulla vetta più alta. Berardi: “Sono molto provati, ma hanno compiuto un’impresa eccezionale”
A 56 anni dalla conquista dell’Everest, ad opera di Sir Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay, anche due sammarinesi, i fratelli Antonio e Roberto Pazzaglia sono riusciti nell’impresa portando la bandiera del più piccolo Stato del mondo in cima alla vetta più alta. “Sono molto compiaciuto di questo risultato”, ha detto il Segretario di Stato per lo Sport, Fabio Berardi. “Ho avuto il piacere di patrocinare l’impresa che oggi penso riempia di orgoglio tutti gli sportivi e tutti i sammarinesi”.
Al rientro degli scalatori, ancora sotto cure mediche, Berardi si è subito messo in contato con Antonio Pazzaglia. “Sono molto provati per il congelamento e il calo di peso – ha riferito -. Ma appena si riprenderanno entrambi, saranno ricevuti in udienza dalla Reggenza per la consegna simbolica della bandiera bianco-azzurra che ha sventolato in cima al mondo”.
“Il fascino dell’impresa – ha commentato il Segretario di Stato Fabio Berardi – credo risieda nella sfida coi propri limiti fisici e mentali da superare. Immagino le condizioni morfologiche impossibili che i due alpinisti hanno dovuto fronteggiare: altitudine, rarefazione dell’aria, freddo, fatica. Ci vuole una preparazione ottima per farlo, un equipaggiamento adeguato, e bisogna essere pronti ad affrontare qualsiasi imprevisto”.
I fratelli Pazzaglia si sono allenati per 18 mesi.
Secondo l’ultima misurazione fatta nel 2005 dalla Cina, la quota effettiva dell’Everest è di 8.844,43 m., escluso lo strato di ghiaccio. Scalare una cima di tale altitudine, comporta affrontare notevoli difficoltà: oltre a blocchi di ghiaccio mobili, crepacci, salti di roccia, e possibili valanghe, dopo i 7.000 metri si entra nella cosiddetta death zone (zona della morte), dove la rarefazione dell'ossigeno provoca ipossia. Da li in poi si hanno al massimo due/tre giorni per raggiungere la cima. Se non si riesce, per imprevisti vari, come condizioni meteorologiche avverse, bisogna comunque tornare al campo base.
I fratelli Pazzaglia ce l’hanno fatta.